Le prime forme di attività cinematografica in Sicilia risalgono agli anni Dieci del Novecento. Anche intellettuali come Verga e Martoglio, furono coinvolti in questa avventura. Ma la I guerra mondiale travolse tutto.
Bisognerà aspettare l’avvento del sonoro per “rivedere” qualcosa di interessante: “1860” (1934), di Alessandro Blasetti, ispirato allo sbarco dei Mille. La grande rivoluzione artistica postbellica del neorealismo interessò anche la Sicilia.
A Modica, fu girato” Anni difficili” (1948), di Luigi Zampa. Il 1948 è anche l’anno de “La terra trema”, di Luchino Visconti. Tratto da “I Malavoglia” di Verga, l’opera dell’artista milanese fu realizzata per intero nel paesino di Acitrezza. Nel 1949, Pietro Germi ambienta a Sciacca “In nome della legge”, primo racconto cinematografico sulla mafia. Il 1950 è l’anno di “Stromboli, terra di Dio”, capolavoro esistenziale di Roberto Rossellini.
Del 1950 è anche “Il cammino della speranza”, il film, girato a Favara, con cui Pietro Germi racconta il dramma dell’emigrazione clandestina. Dal 1952 al 1963, il nostro paese viaggerà sul treno del boom economico. La commedia all’italiana racconterà come tutto stia velocemente cambiando. Germi, nel 1961, realizzerà “Divorzio all’italiana”, girato tra Ispica, Ragusa e Catania. Nel 1964, ne ambienterà a Sciacca l’ideale seguito, ”Sedotta e abbandonata”.
Ma la Sicilia è anche luogo ricco di metafore, e Michelangelo Antonioni racconterà ne “L’avventura” (1960), girato fra le isole Eolie, l’Etna, Noto e Taormina, l’alienazione dell’uomo contemporaneo. Francesco Rosi analizzerà con “Salvatore Giuliano” (1962), girato fra Montelepre, Castelvetrano e Portella della Ginestra, le vicende del bandito siciliano.
Ermanno Olmi girerà fra le raffinerie di Gela uno dei suoi film più delicati, “I fidanzati” (1963). Luchino Visconti, nello stesso anno, realizzerà “Il Gattopardo”, dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Girato a Palermo, Santa Margherita del Belice e Palma di Montechiaro, il film analizza le contraddizioni della società siciliana ai tempi del Risorgimento, unitamente ai grandi temi esistenziali tanto cari al regista milanese e allo scrittore siciliano. Gli anni Settanta del cinema siciliano saranno segnati dalla trilogia di Francesco Rosi, “Il caso Mattei” (1972),“Lucky Luciano”(1973), “Cadaveri eccellenti”(1976), tutti girati nel palermitano. Lina Wertmuller ci regalerà, invece, l’esilarante e riflessivo, “Mimì metallurgico, ferito nell’onore” (1972), ambientato a Catania. “Gente di rispetto” (1975) è il film, tratto da un romanzo di Giuseppe Fava, con cui Luigi Zampa torna a girare in Sicilia, stavolta a Ragusa e Palazzolo Acreide. Gli anni Ottanta rivedranno la Sicilia grande protagonista al cinema.
Del 1984 è “Kaos” dei fratelli Taviani, ispirato a Pirandello e girato a Ragusa. L’altro film di rilievo è “Nuovo Cinema Paradiso” (1988) di Giuseppe Tornatore. Girata fra Cefalù e Palazzo Adriano, l’opera mette in scena la memoria come momento essenziale della nostra esistenza. La pellicola vincerà l’Oscar e il Premio della giuria a Cannes. Gli anni Novanta sembrano offrire al cinema siciliano nuovi spunti soprattutto di carattere sociologico Del 1992 è “Il ladro di bambini” di Gianni Amelio. Girato fra Messina, Noto, Gela e Ragusa, il film si sofferma sul difficile tema dell’infanzia abusata. Gabriele Salvatores, nel 1993, ambienta a Marzamemi “Sud”, metafora socio-politica del nostro Paese.
Giuseppe Tornatore torna nella sua Sicilia, per ambientarvi, a Ragusa, “L’uomo delle stelle” (1995), sua ennesima incursione nel mondo delle speranze deluse. Sempre del 1995 è “Lo zio di Brooklyn”, dei geniali Ciprì e Maresco, incursione iconoclasta nei meandri di una Palermo oramai “grottescamente” pasoliniana.
Negli anni Duemila, il cinema siciliano sarà caratterizzato da opere di impegno sociale. “Placido Rizzotto” (2000), di Pasquale Scimeca, sul sindacalista assassinato dalla mafia, “I cento passi”(2000) di Marco Tullio Giordana, sulla tragica vicenda di Peppino Impastato, “Alla luce del sole”(2005) di Roberto Faenza, sull’omicidio di Don Puglisi, “Terraferma” (2011) di Emanuele Crialese, sul dramma degli sbarchi clandestini a Lampedusa, e “Mauro c’ha da fare”(2015), singolare tragicommedia sulla piaga della disoccupazione intellettuale giovanile in Sicilia, girata a Sant’Agata li Battiati e diretta da Alessandro di Robilant, già autore di un altro importante film siciliano, interamente girato fra Agrigento e Canicattì, “Il giudice ragazzino”(1994), sulla vita di Rosario Livatino, il giovane giudice assassinato dalla mafia.