LE PICCOLE MEDIE IMPRESE E LA GESTIONE DEL PATRIMONIO: LA HOLDING DI FAMIGLIA

Il tessuto imprenditoriale italiano è caratterizzato dalla massiccia presenza di PMI (piccole e medie imprese), le quali costituiscono più del 90% del totale.

È infatti noto a tutti che moltissime delle imprese nazionali sono portate avanti da poche unità, talvolta anche una sola, e sono spesso il frutto di una tradizione familiare.

La categoria delle PMI comprende, secondo la Raccomandazione della Commissione europea 2003/361/CE, tutte le imprese che contano un numero massimo di 249 occupanti e hanno un fatturato annuo minore o uguale a 50 milioni di euro o un attivo dello stato patrimoniale inferiore a 43 milioni di euro.

All’interno della suddetta categoria è possibile distinguerne altre tre, rappresentate da medie imprese, piccole imprese e micro imprese.

Sono queste ultime a dominare, in termini di diffusione, il mercato italiano, trattandosi di realtà aziendali che hanno un numero di occupanti inferiore a 10 e un fatturato o un attivo dello stato patrimoniale inferiore a 2 milioni di euro.

Proprio volgendo l’attenzione verso le attività economiche di minori dimensioni, come anticipato, appare evidente che gli aspetti di natura proprietaria e imprenditoriale si interfacciano necessariamente con le dinamiche gestionali della famiglia.

Infatti, quest’ultima componente è capace di condizionare le sorti dell’azienda, poiché gli assetti interni alla famiglia sono inevitabilmente destinati a ripercuotersi sul futuro della struttura, dell’organizzazione e della politica gestoria.

In considerazione di tale circostanza, appare quindi necessario regolamentare gli equilibri patrimoniali e decisionali della famiglia e dei suoi singoli componenti, soprattutto in vista di successioni ereditarie o di modificazioni societarie e patrimoniali dovute ad altre cause, implicanti comunque mutamenti nell’impresa.

In tale contesto, può rivelarsi opportuna la creazione di holding di famiglia, uno strumento volto a razionalizzare sia il complesso delle proprietà individuali di ognuno, sia i beni di titolarità di tutti (come ad esempio una società partecipata da tutti i familiari), in modo da evitare criticità a carico dell’impresa al verificarsi di determinati eventi.

A tali benefici se ne aggiungono altri dati dall’ottimizzazione di costi, risorse e adempimenti amministrativi.

La holding di famiglia si presenta come una normale società – solitamente una s.r.l., per la versatilità della sua struttura per i vantaggi fiscali di cui gode rispetto ad altre forme giuridiche – soggetta all’ordinaria normativa di riferimento, con la quale la famiglia ha la possibilità di gestire in maniera accentrata la proprietà di beni, partecipazioni societarie, risorse finanziarie e talvolta anche beni immateriali come brevetti o marchi.

Come ogni holding, anche quella di famiglia svolge dunque una funzione di “amministrazione dall’alto” dei beni, mirando ad evitare la disgregazione o la cattiva gestione di un’impresa, vista la possibilità del fondatore di attribuire il potere amministrativo a figure in possesso di adeguata capacità imprenditoriale.  

Tale risultato è ottenuto attraverso un meccanismo secondo cui i soci della holding di famiglia – i membri della famiglia stessa – piuttosto che detenere direttamente le quote dei singoli beni posseduti, risultano titolari delle quote del capitale della holding, la quale ha invece la direzione e il controllo dei beni medesimi.

Le società operative, quelle materialmente esercenti l’attività di impresa, risultano allora controllate dalla holding. Ne consegue una separazione del lato operativo da quello gestorio del patrimonio, con la conservazione dell’autonomia patrimoniale in capo alle società controllate.   

Attraverso la holding familiare, possono in definitiva conseguirsi molteplici obiettivi, i più importanti tra i quali sono la stabilità della dell’impresa in caso di passaggio generazionale, il risparmio fiscale conseguito con il regime della Participation Exemption (PEX), la tassazione agevolata sui dividendi e il consolidato fiscale, che permette di ottimizzare i costi dell’I.v.a. del gruppo societario.

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